Carrara è legata alla sua montagna; una montagna che l’ha valorizzata col suo marmo, con le sue cave spettacolari e, a cominciare da tempi meno lontani, anche con il fascino di un turismo alpino che nel massiccio carrarese trova ambiente ideale ed irripetibile. Quest’ultimo aspetto, importante anche da un punto di vista meramente economico, è ancora lontano dalla piena espressione di tutte le sue possibilità: il suo stadio attuale, incompleto, è stato raggiunto a prezzo di notevoli sforzi e sacrifici.
Benché, già in tempi abbastanza remoti, viaggiatori, scrittori e scienziati avessero descritto con toni appassionati i monti circostanti la città (Spallanzani, Repetti, Stoppani e molti altri), i primi tentativi di valorizzare alpinisticamente e turisticamente la nostra montagna si ebbero nel 1888 e presero corpo nella fondazione di una Sezione del Club Alpino Italiano. I tempi però non erano ancora maturi e l’iniziativa andò, via via, perdendo il suo mordente: la Sezione si sciolse. Dopo tanti anni, nel 1936, venne costituita un’altra Sezione del C.A.I., denominata APUANA, in omaggio alla avvenuta fusione dei Comuni di Carrara e di Massa nell’unico Comune che, appunto, si chiamava Apuania. L’incremento turistico-alpinistico fu, inizialmente, modesto e limitato all’ambito di casa nostra. A frenare definitivamente le speranze venne, poi, la seconda guerra mondiale.
Tornata la pace e ripristinati, fra l’altro, i vecchi organismi comunali di Carrara e Massa, della fatiscente Sezione Apuana del C.A.I. rimasero solo poche scartoffie: in compenso emersero tanti debiti! Ci fu, da più parti, un tentativo di ravvivare, in modo più positivo, le premesse da cui si era partiti, ma anche i nuovi intenti finirono in un mare di polemiche e di ignavia. Quando ormai sembrava che tutto fosse sepolto, un gruppo di vecchi alpinisti, usciti finalmente dal torpore e stimolati dall’allora Presidente Generale del C.A.I., Bartolomeo Figari, si rimboccò le maniche e fondò una nuova Sezione del Club Alpino Italiano all’insegna, per un miglior auspicio, del prestigioso nome di Carrara. Eravamo nel 1950. Il nuovo sodalizio ebbe presto molte adesioni e, fra l’altro, richiamò in loco chi, nel frattempo, si era iscritto ad altre Sezioni del C.A.I. Accalorate iniziative impressero al sodalizio uno sviluppo superiore a quello previsto: venne concordato un programma ambizioso e concreto che prevedeva, fra l’altro, la costruzione di un moderno Rifugio nella zona di Campocecina. Nel 1956 si gettarono le fondamenta del RIFUGIO CARRARA a Campocecina. Il completamento dell’opera richiese tre anni di lavoro. L’inaugurazione fu una festa per tutti e, particolarmente, registrò unanimi riconoscimenti al Presidente ed al Consiglio del C.A.I. carrarino che tanto si erano impegnati. Naturalmente, questa grande realizzazione fece sorgere altre necessità: il Consiglio sezionale, sempre sotto l’infaticabile presidenza di Plinio Volpi, che tanto ha contribuito allo sviluppo alpinistico e turistico della zona, dopo anni di insistenza ottenne che il Rifugio fosse allacciato alla linea elettrica, a quella telefonica e fosse dotato di un’adeguata condotta idrica che sfruttò le fresche sorgenti di Acquasparta. Successivamente venne eretta la Chiesetta Alpina intitolata alla Madonna delle Apuane e si realizzò uno stradello montano fra il Rifugio, la sottostante carrozzabile e il pratone di Campocecina: tutto ciò fu il coronamento della genuina passione che pionieri quali Cesare Martignoni, la Rocchi (Oneglia) ed altri ben fermi nel ricordo di tutti avevano profuso, fin dall’inizio del secolo, verso la valorizzazione della zona. Attualmente il Rifugio è tenuto dall’infaticabile Roberto Morelli, una figura nota e stimata negli ambienti alpinistici.
Oggi arrivare lassù non è più impresa «da provetti montanari»: è, invece, da autentici amanti della natura e della montagna frequentare quelle incantevoli altitudini con rispetto e comprensione, adoperandosi perché tanti valori non vadano perduti ma restino, quotidianamente, a testimoniare una dimensione senza la quale il vivere perderebbe, inevitabilmente, quota. La Sezione carrarese dei C.A.I. si batte, da anni, per salvaguardare certi valori ed i suoi Presidenti succedutisi nel dopoguerra (Plinio Volpi, Francesco Bianchi, Aldo Andrei, Fausto Pregliasco) hanno visto la loro tenace opera premiata con i vincoli che oggi proteggono la zona montana carrarese: una zona nella quale è ancora possibile trovare luoghi in cui la natura impone la sua legge.