Come abbiamo scritto nei capitoli dedicati alla storia, i rapporti fra Mazzini e i Repubblicani carraresi furono intensi e, ad ogni evento insurrezionale, si rinsaldavano. Nel 1871, quando ormai l’Italia si era data un assetto istituzionale che non era certo quello teorizzato da Mazzini, l’Apostolo del Risorgimento riassume la sua stima per i Carraresi in una lettera con la quale rispondeva ad un gruppo di giovani che gli avevano inviato lo Statuto del Circolo Pensiero e Azione, fondato nella nostra città nel 1871. La lettera dice: «Approvo il disegno della vostra Associazione. La vostra terra è moralmente e strategicamente importante e la gioventù carrarese ha in sé un singolare elemento di virilità. E inoltre è giunto tempo di avere il coraggio morale della propria fede e di affermarla pubblicamente. I giovani che hanno l’aspirazione repubblicana nel cuore devon dirlo altamente e consacrarsi all’apostolato delle dottrine. Ora, per essere efficace, l’apostolato deve essere collettivo. Bisogna associarsi. La Monarchia in Italia non ha seguaci per convinzioni assolute: ha seguaci che aderiscono teoricamente alle nostre dottrine, ma che credono prematuri i tempi di applicarle praticamente e lo desumono, in parte, dall’attitudine pur troppo frequentemente leggera e sviata della nostra gioventù. I nostri giovani se intendono la gravità delle circostanze - se l’unico orgoglio legittimo che io mi conosca suggerisce ad essi che quando la direzione iniziatrice di civiltà s’allontana da un popolo, un altro deve sorgere ad impossessarsene e che questo popolo può e dovrebbe essere il loro e devono rispondere a questo argomento mostrando che la loro non è semplice opinione di fede, e che le opere corrispondano in essi alla fede, e agli obblighi di virtù, di seria, severa condotta, di energica decisione e di tolleranza verso gli individui ad un tempo che scendano da quella fede. - Questo è il dovere... Addio, Giuseppe Mazzini».